The Quiet Girl
Un film di Colm Bairéad
The Quiet Girl, il film diretto da Colm Bairéad, è ambientato nell'Irlanda rurale del 1981 e racconta la storia di Cáit (Catherine Clinch), una tranquilla bambina di nove anni, che proviene da una famiglia problematica, povera, con molti figli e in attesa di un altro bambino. Data la situazione, i genitori decidono di allontanarla durante l'estate e affidarla a una coppia di lontani parenti, Seán e Eibhlín (Andrew Bennett e Carrie Crowley) Kinsella. Cáit non ha mai incontrato la coppia prima di quel momento, non sa quando e né se mai farà ritorno a casa, perché con sé non ha portato nulla, a parte l'abito che indossa. I Kinsella sono una coppia di mezza età, che vivono in campagna e conducono una vita dignitosa, che accettando di prendersi cura di Cáit, donandole diversi vestiti e trattandola con premura.
Inizialmente la giovane si avvicina più a Eibhlín, che sin da subito l'accoglie calorosamente, a differenza di Seán, che sembra più schivo nei suoi confronti, ma col tempo anche il rapporto tra lui e Cáit si distende. Insieme ai due, la ragazza sboccia scoprendo un nuovo modo di vivere. Eppure, nella sua nuova casa, dove riceve molto affetto e non ci dovrebbe essere alcun segreto, Cáit ne scopre uno...
Con Catherine Clinch Carrie Crowley Andrew Bennett Michael Patric Kate Nic Chonaonaigh
Produzione: Irlanda , 2022 , 97min.
Il film è l'adattamento di "Foster", un racconto breve della scrittrice Claire Keegan, pubblicato nel 2009 sul New Yorker e diventato in seguito un romanzo, qui adattato alla cultura e alla società dell'Irlanda del passato, tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta.
The Quiet Girl è la storia di più incontri: della piccola Cáit con la donna che un giorno sarà, libera, bella, curiosa, anche velocissima nella corsa; della bambina con la madre che non ha mai avuto, la dolce Eibhlín, non più giovane, con un velo di tristezza negli occhi ma ancora pronta a concedere amore, e anche con il padre che la vita non le ha concesso, un uomo onesto come Seán, che dietro i modi spicci del contadino nasconde l'animo di chi sa cosa significhi prendersi cura di una persona, allevarla, guidarla, anche riprenderla.
Peccato che per apprezzarne la sottile costruzione narrativa del film, che comincia come il classico racconto drammatico sull'infanzia infelice di un'eroina degna di Dickens per poi virare in realtà su un racconto di formazione che non scade nel coming of age adolescenziale, bisogna superare l'ostacolo di una messinscena stucchevole, con cui il regista Colm Bairéad e del direttore della fotografia Kate McCullough hanno adattato le parole del racconto di partenza.
Se da un lato il film riesce per una volta a fuggire i cliché estetici legati alla rappresentazione del paesaggio irlandese, dall'altro si adagia su un uso altrettanto scontato e pigro di immagini freddamente composte, a cui la fotografia digitale dà un tono fasullo, tra riprese in controluce, sequenze in slow motion e un uso lezioso di particolari (i vestiti indossati da Cáit, l'attenzione per gli specchi d'acqua, i possibili pericoli del lavoro nella fattoria) dietro i quali si cela la svolta narrativa del finale.