Se solo fossi un orso
Un film di Zoljargal Purevdash
Se solo fossi un orso, film diretto da Zoljargal Purevdash, racconta di come un adolescente di nome Ulzii, che vive in un quartiere degradato di Ulaanbaatar, sia determinato a vincere un concorso scientifico, così da ottenere una borsa di studio. Purtroppo, però, sua madre analfabeta trova lavoro in campagna e lo lascia a badare al fratello e alla sorella in pieno inverno.
Ulzii si ritrova così diviso tra la necessità di prendersi cura dei fratelli il suo desiderio di poter vincere il concorso e studiare, ma capisce che non ha altra scelta se non accettare di mettersi in pericolo per provvedere ai bisogni della sua famiglia.
Con Nominjiguur Tsend Battsooj Uurtsaikh Tuguldur Batsaikhan
Produzione: Mongolia , 2023 , 96min.
Un'opera prima di una regista che offre uno spaccato della società della Mongolia che non manca di portarne in luce le contraddizioni.
La yurta è la tradizionale abitazione della popolazione nomade della Mongolia. Nelle rare opere a sfondo etnografico che giungono sui nostri schermi siamo stati abituati a conoscerla come luogo quasi simbolico in cui si conserva e perpetua la tradizione. In questo film, girato nella capitale, questa caratteristica abitazione diventa segno di un inurbamento privo di qualsiasi pianificazione sociale destinato a creare solo disagio.
La famiglia di Uzii (il padre è morto e ci sono tre fratelli più piccoli) vive sotto la soglia di povertà anche perché la madre non è riuscita, come si dice con una formula ormai un po' vuota, ad elaborare il lutto e non si ritrova né nella grande città né nella campagna a cui decide di fare ritorno. Zoljargal Purevedash ci mostra una società che spinge una parte dei suoi membri ad uno sdoppiamento esistenziale che può condurre alla più totale perdita di speranza.
Uzii frequenta una scuola in cui la divisa è impeccabile e in cui apparentemente si è tutti uguali. Anzi, si può essere così diversi al punto da eccellere in una materia grazie anche, se ne osservi il comportamento, ad un insegnante che ama la propria materia e crede nella possibile emancipazione attraverso di essa. Però poi nella propria abitazione finiscono con il mancare i beni essenziali e il rischio di imboccare strade non legali si affaccia con tentazioni allettanti. La scena in cui i servizi sociali si presentano con una nuova attrezzatura per il riscaldamento (il tema dell'inquinamento urbano non viene sottaciuto) per poi scoprire che nella yurta non c'è carbone e che la corrente elettrica necessaria per farla partire è stata tagliata per morosità, è emblematica. Perché dopo aver compiuto strettamente il loro dovere ed avere annunciato una imminente distribuzione di riso da un'istituzione ecclesiastica caritatevole null'altro sembra interessarli.