La Chimera
Un film di Alice Rohrwacher
La chimera, film diretto da Alice Rohrwacher, è ambientato negli anni '80 nel traffico clandestino dei manufatti storici, alimentato dai "tombaroli". Il film racconta la storia di un archeologo britannico, Arthur (Josh O'Connor), che viene coinvolto nel mercato nero di reperti storici preziosi, rubati dalle tombe durante gli scavi.
Dopo essere tornato da una cittadina sul Mar Tirreno, Arthur si riunisce con la sua banda di tombaroli, alla quale offre la sua dote: sentire il vuoto. Arthur, infatti, è in grado di percepire il vuoto della terra, là nelle profondità del suolo, dove vi sono nascoste le vestigia di un mondo passato. Quel vuoto è identico a quello l'uomo percepisce nel suo animo, quando ricorda il suo amore perduto, Beniamina. Ed è così che la chimera, inseguita con tanta fatica e di ardua cattura, diventa un sogno agognato e difficile da raggiungere, come un guadagno facile o la ricerca dell'amore ideale.
Con Josh O'Connor Carol Duarte Vincenzo Nemolato Lou Roy-Lecollinet Giuliano Mantovani Gian Piero Capretto
Produzione: Italia , 2023 , 134min.
La chimera (obiettivo perennemente elusivo, ma anche creatura composta da parti animali diverse, come lo è ogni straniero) racconta una ricerca ostinata - di morte, di vita, di riscatto dalla povertà e di accumulo materiale - con il passo folk del cantastorie, evidenziandone il lato picaresco e quello simbolico.
È una battaglia tra vettori contrapposti - fedeltà e desiderio, bene comune e possesso, predestinazione e libero arbitrio - che strattonano qua e là gli esseri umani, incapaci di seguire semplicemente le traiettorie del volo degli uccelli secondo "le regole assegnate a questa parte di universo". Ed è un film completamente libero come sa esserlo il cinema di Alice Rohrwacher, che sceglie il tempo del racconto cominciando lentamente, per dare al suo protagonista lo spazio di una rincorsa fatale, e accelerando in "ascese velocissime" che rivelano una comicità da film muto.
Anche il formato diviso in tre - 16mm, super 16 mm e 35mm - testimonia la libertà espressiva dell'autrice di scegliere ciò che le è utile a narrare, ponendosi come unico imperativo l'aderenza totale alla storia e ai personaggi. Nel suo immaginario si rintracciano Pasolini, il Fellini di Roma (gli affreschi che cambiano colore quando viene scoperchiato il loro nascondiglio) e di La dolce vita (la statua che sorvola il mondo) e la visionarietà "femminile" di Lucrecia Martel, ma non c'è nulla di rielaborato e tutto di restituito a quel territorio, e quel cinema, saccheggiato dai suoi stessi abitanti, più che dagli "stranieri".
Fra gli interpreti spiccano Isabella Rossellini nei panni di Flora, l'anziana insegnante di canto, accompagnata da uno straordinario coro muliebre, che non si arrende alla perdita della figlia Beniamina, e Vincenzo Nemolato nel ruolo di un tombarolo guascone. Soprattutto si libra come un uccello Carol Duarte, l'attrice brasiliana già straordinaria ne La vita invisibile di Euridice Gusmao, che interpreta Italia, cantante "stonata" solo perché segue un suo spartito interiore. Questa compagnia di giro attraversa una storia picaresca e celestiale dove il celeste è il colore dominante (e celeste era il Corpo del film di esordio di Rohrwacher, dal quale ha ripescato Yle Vianello, che qui incarna Beniamina) ed è fatto di un cielo attraversato da quegli uccelli che trasformano noi spettatori in àuguri intenti a interpretare il loro volo.