Cile - Il mio Paese Immaginario
Un film di Patricio Guzman
Cile - Il mio paese immaginario, film diretto da Patricio Guzmán, è un documentario incentrato sulle proteste esplose nelle strade di Santiago, in Cile, nel 2019. Il popolo aveva chiesto maggiore democrazia e uguaglianza sociale, quindi istruzione, assistenza sanitaria e opportunità lavorative per tutti, ma soprattutto dignità e giustizia. La richiesta è stata fatta dopo l'annuncio delle nuove tasse, che colpivano principalmente il ceto medio-basso e hanno scatenato ondate di manifestazioni pacifiche, note come "cacerolazo", represse dalla violenza dell'esercito.
Il film segue la storia dall'inizio delle proteste fino alla formazione di un'assemblea costituente. Le voci che prendono parola nel documentario sono quelle di donne che hanno affrontato questa situazione, tra queste vi sono la giornalista Mónica González, il collettivo femminista Las Tesis, la scrittrice e attrice Nona Fernández, la fotografa Nicole Kramm, la politologa Claudia Heiss e molte altre.
Produzione: Francia Cile , 2022 , 83min.
Per raccontare gli eventi dell'autunno del 2019 a Santiago, e ciò a cui hanno portato, c'erano tanti modi possibili e tante, tantissime immagini a disposizione. Patricio Guzmán decide di leggerli da una prospettiva ben precisa, quella femminile.
Cile - Il mio Paese immaginario alterna alle immagini della protesta prima, della violentissima repressione da parte dell'esercito poi, e infine dell'assemblea costituente che ha portato alla riscrittura della costituzione nazionale, solo e soltanto interviste alle donne che sono state protagoniste o attente osservatrici di questo percorso. Manifestanti, giornaliste, psicologhe, artiste, dottoresse, politologhe esperte o giovani politiche delle nuova leva.
Ma non è tutto. Attraverso le loro narrazioni, il regista pone la questione delle donne a monte e a valle di tutto ciò che è avvenuto e sta avvenendo, suggerendo che la condizione di povertà ed urgente necessità delle madri in Cile sia stata tra le micce più incendiarie della protesta popolare, a tutti i livelli sociali, dalle università alle baraccopoli, che la loro rabbia abbia motivato e raccolto le tante anime del movimento, e che non ci sia un destinatario più urgente e centrale delle donne, nello scacchiere sociale, cui il nuovo corso politico dovrà guardare e rispondere.
Con un secondo obiettivo, di ridotta focale ma non minor importanza, Cile - Il mio Paese immaginario guarda anche al mondo di chi documenta i cambiamenti sociali. Le videocamere dei reporter e della controinformazione hanno infatti avuto un ruolo cruciale nell'antipropaganda cilena, ma sono anche diventate bersaglio della risposta militare, col risultato che centinaia di persone hanno perso un occhio. Poi l'immagine dell'occhio bendato è diventata a sua volta simbolo di protesta collettiva, in un circolo drammatico ma virtuoso che fa parte delle tante storie nella Storia che questo documentario lascia intravedere.