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L'uomo che uccise Don Chisciotte

Un film di Terry Gilliam

Al centro della trama non ci sono i personaggi del romanzo di Cervantes ma un giovane regista di nome Toby (Adam Driver) che sta girando uno spot pubblicitario in Spagna, negli stessi posti dove da ragazzo aveva realizzato la sua prima opera sperimentale The Man Who Killed Don Quixote. Frustrato e tormentato dalla produzione, va alla ricerca dell'anziano calzolaio a cui aveva affidato dieci anni prima il ruolo di Don Chisciotte (Jonathan Pryce) e scopre che in realtà lui non è mai uscito dal personaggio. A quel punto comincia un'avventura sempre ai limiti tra fantasia e realtà e una meta-narrazione costituita da tanti livelli (il film nel film, una rappresentazione teatrale, scene oniriche) che spesso si confondono tra loro.

Con Adam Driver Jonathan Pryce Stellan Skarsgård Olga Kurylenko Joana Ribeiro Óscar Jaenada

Produzione: Gran Bretagna Francia , 2018 , 132min.

L' uomo che uccise Don Chisciotte - Trailer Italiano Ufficiale

"L'ingratitudine è figlia della superbia"

Citiamo Cervantes non per capriccio, ma perché siamo certi che anche Gilliam in questi tanti anni deve aver pensato spesso a questa frase. E la stessa gratitudine che sicuramente deve provare lui per essere riuscito finalmente ad ultimare questo film tanto agognato, non possiamo che provarla anche noi nel guardarlo. Nel renderci conto che sì, il film maledetto esiste davvero! Ma è il grande film che in molti si aspettano? La risposta non può che essere negativa e per ovvi motivi: nessuna opera potrebbe uscire indenne da traversie di questo tipo. Dove un altro regista avrebbe rinunciato, più e più volte, Gilliam ha insistito, ha cambiato i suoi progetti, ha scelto di giocare con i molteplici problemi e girarci attorno. D'altronde aveva fatto lo stesso dieci anni fa anche con Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo in seguito alla morte di Heath Ledger.

Ciò non toglie che, nonostante i molteplici problemi e difetti, The Man Who Killed Don Quixote sia un film affascinante come pochi, un'opera che gioca costantemente con lo spettatore con sguardi in macchina o ammiccamenti vari (ad un certo punto il protagonista getta via dallo schermo i sottotitoli dicendo "non ci servono, noi ci capiamo benissimo senza"), finendo spesso con l'ammettere in alcuni punti la sua stessa sconclusionatezza ("ah ma c'è anche una trama?"). Ma è anche un film che ha un grande cuore, quello del suo regista.