Kafka a Teheran
Un film di Ali Asgari Alireza Khatami
Kafka a Teheran, film diretto da Ali Asgari e Alireza Khatami, segue persone comuni di vari ceti sociali mentre si muovono tra vincoli culturali, religiosi e istituzionali, imposti loro da diverse autorità, che vanno dagli insegnanti ai burocrati, nell'Iran contemporaneo. Ogni vignetta ritrae e cattura lo spirito e la determinazione di queste persone, che affrontano le avversità. Il film è quindi un ritratto di una società complessa e delle sue contraddizioni.
Con Bahram Ark Arghavan Shabani Servin Zabetian Sadaf Asgari Faezeh Rad Hossein Soleymani
Produzione: Iran , 2023 , 77min.
Ali Asgari e Alireza Khatami sono alla loro prima prova insieme e probabilmente si sono divisi gli episodi da girare in questo puzzle i cui pezzi, una volta composti, offrono un quadro forse più agghiacciante di quanto ci si potesse attendere.
Perché siamo tutti purtroppo a conoscenza di quanto recentemente accaduto in Iran con atti di repressione violenta ma è la capillare presenza in ogni risvolto della vita quotidiana che offre in misura ancora più forte il senso di uno stato teocratico che si infiltra nel vissuto dei propri cittadini.
Si sorride anche in questo film ma lo si fa con grande amarezza. Perché non si può non sorridere dinanzi al giovane uomo che cerca un posto da autista e si deve semi spogliare perché chi lo interroga è venuto a conoscenza del fatto che ha dei tatuaggi (per di più di versi di un poeta famoso ma sul tema dell'alcolismo). Ma il sorriso si spegne subito perché la struttura degli episodi ci ricorda il metodo dell'inquisizione applicato in misura solo apparentemente soft. Chi pone domande o dà disposizioni non viene mai mostrato assumendo il ruolo di rappresentante del Potere in una molteplicità di versioni.
La madre che impone progressivamente alla figlia, che vorrebbe andare a scuola con jeans e t-shirt, una serie di indumenti che la coprono sempre di più non è poi tanto diversa dal funzionario che pretende da un uomo che chiede semplicemente un lavoro la conoscenza a memoria di sure del Corano o dal censore che vuole stravolgere il copione che gli è stato sottoposto ritenendolo non adatto e non rispettoso dei dettami imposti dallo Stato.