
Jojo Rabbit
Un film di Taika Waititi
Jojo Rabbit, film diretto da Taika Waititi, è la storia di un dolce e timido bambino tedesco di dieci anni, Jojo Betzler (Roman Griffin Davis), soprannominato "Rabbit", appartenente alla Gioventù hitleriana durante i violenti anni della Seconda guerra mondiale.
Siamo nella Germania del 1944, il padre di Jojo è al fronte in Italia, mentre sua madre, Rose (Scarlett Johansson), si prende cura di lui, dopo la morte della sorella. Il bambino trascorre le sue giornate in compagnia di Yorki, il suo unico vero amico, e frequentando un campo per giovani nazisti, gestito dal capitano Klenzendorf (Sam Rockwell). Sebbene sia considerato strambo dai suoi coetanei, il ragazzo si sente un nazista avvantaggiato perché ha un amico immaginario molto particolare: una versione grottesca e caricaturale di Adolf Hitler (interpretato dallo stesso regista del film Taika Waititi). Jojo odia gli ebrei, nonostante non ne abbia mai visto uno, è fermamente convinto che sia giusto ucciderli.
La sua visione nazista del mondo cambia completamente quando scopre che sua madre nasconde in soffitta una ragazza ebrea (Thomasin McKenzie). Da questo momento in poi Jojo dovrà fare i conti con i dubbi sorti riguardo il nazionalismo e in questo dissidio interiore verrà aiutato soltanto dal suo amico immaginario Adolf.
Con Roman Griffin Davis Thomasin McKenzie Scarlett Johansson Sam Rockwell
Produzione: Germania , 2019 , 108min.
Alla maniera di Charlie Chaplin, che crea l'arma più bella contro Adolf Hitler (Il grande dittatore), e di Mel Brooks, che mette in scena l'invenzione stessa del ridere parodico (The Producers - Una gaia commedia neonazista), Taika Waititi scongiura il corpo a corpo con la storia e volge in ridicolo la fascinazione estetica per il III Reich. Diversamente da loro il risultato è meno feroce del previsto, sovente esilarante ma troppo 'carino' per il soggetto.
Niente in Jojo Rabbit farà urlare all'indecenza o scatenerà la polemica che aveva accompagnato l'uscita in sala di La vita è bella. L'anima Disney, proprietaria della Fox Searchlight Pictures, modera i toni e procede dolcemente verso l'ode alla tolleranza e alla fantasia, alla resistenza e al rispetto verso l'altro. Da par suo, Taika Waititi dirige e indossa la divisa di un Hitler concepito dall'immaginazione di un bambino che lo convoca in sostituzione del padre assente e ogni volta che è in preda al dubbio. Ma anche qui siamo lontani dall'interpretazione caustica di Chaplin del tiranno-buffone Adenoid Hynkel (Il grande dittatore), di cui Hitler ovviamente fu il modello.
Se l'obiettivo è il medesimo, deridere i protocolli e la messa in scena di un potere che si voleva spettacolare, Waititi pesca le risorse comiche più efficaci del film nell'orientamento sessuale dei suoi nazisti, Chaplin parla per la prima volta, indossa per l'ultima i baffi di Charlot e denuncia l'usurpatore, scalzandole non solo l'immagine ma anche la performance oratoria ridotta a gesti e parole incomprensibili.



