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Il Mio Posto è Qui

Un film di Cristiano Bortone

Il Mio Posto è Qui, il film diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, è ambientato negli anni 40 in un piccolo paese della Calabria. Marta (Ludovica Martino) e Michele sono innamorati. La notte prima che lui parta per la guerra i due fanno l’amore. Ma Michele non torna dal fronte e Marta, rimasta incinta, dà alla luce il piccolo Michelangelo. Se durante la guerra una ragazza madre non dava scandalo, una volta tornata la pace la sua condizione in paese diventa scomoda.
Il signor Gino, un contadino rimasto vedovo con due figli, si offre di sposarla. La famiglia di lei è entusiasta e lei accetta poiché sa di non avere altra scelta. Durante i preparativi del matrimonio, Marta è costretta ad avere a che fare con Lorenzo (Marco Leonardi), l'assistente del parroco, l’omosessuale del paese noto come l’uomo dei matrimoni, per il suo gusto raffinato messo al servizio delle giovani spose. Marta, anche lei non priva di pregiudizi, non sopporta di dover interagire con una persona del genere. Ma gli eventi la portano a scoprire che Lorenzo è una persona speciale e forse l’unica in grado di capirla. Tra di loro nasce un'amicizia e, grazie a Lorenzo, Marta conosce un mondo diverso e segreto, fatto di persone sì emarginate ma allo stesso tempo anticonvenzionali ed autentiche.

Con Ludovica Martino Marco Leonardi Biancamaria D'Amato Francesco Biscione Adele Bilotta Anna Maria De Luca

Produzione: Italia Germania , 2024 , 110min.

Il mio posto è qui I Trailer ufficiale

L'opera prima di Daniela Porto, che ha scritto e diretto il film con Cristiano Bortone, affronta con empatia i diversi aspetti della discriminazione.

Il loro è un film che non fa sconti a nessuno prendendo le mosse dal libro omonimo di Daniela Porto. Perché sullo sfondo di una Calabria post bellica, in cui stanno iniziando i primi fermenti politici in attesa delle prime lezioni in cui le donne potranno votare, si muove un microcosmo di vizi privati e pubbliche virtù in cui il pregiudizio non solo la fa da padrone sul piano del pettegolezzo diffuso ma impone rigorosamente le proprie leggi. Le impone anche (qui sta la libertà di narrazione del film) trasversalmente.

Quando si tratta di sottomettere la donna o di emarginare i 'finocchi' imposizioni ataviche e maschilismo allo stato puro non sono appannaggio solo di una parte . Marta dovrebbe ritenersi ancora fortunata per il fatto di avere una famiglia che non l'ha cacciata dopo che il frutto di un rapporto d'amore l'ha collocata nella condizione di ragazza madre. Ancor più dovrebbe essere grata per il fatto che ci sia qualcuno che, per quanto incolto, con molti più anni e vedovo con due figli, la voglia sposare. Lorenzo, che ha trovato nella chiesa un rifugio in cui operare ma non un baluardo contro le maldicenze, le fa conoscere il mondo degli omosessuali che nell'area non mancano ma, a differenza di lui, si nascondono dietro le varie facciate della 'normalità'. La sequenza del carnevale ne costituisce un'ottima sintesi.

Non ci si ferma però su questo piano perché il percorso di emancipazione di Marta passa attraverso la dignità del lavoro. Forse qualcuno ricorda la commedia francese del 2013 Tutti pazzi per Rose in cui, nella Francia di un decennio dopo rispetto a Il mio posto è qui, una giovane donna vuole diventare una segretaria e quindi partecipa a concorsi di dattilografia