Il Mio Amico Robot
Un film di Pablo Berger
l Mio Amico Robot, film diretto da Pablo Berger, è ambientato in un mondo popolato da animali, nel quale si realizzano robot per superare la solitudine. È qui che Dog, un cane di New York, si imbatte in un nuovo amico, Robot, con il quale lega tantissimo, giocando insieme e passeggiando per Central Park. I due diventano sin da subito inseparabili, fino a quando un giorno, durante una gita al mare, Robot non finisce per arrugginirsi dopo una nuotata. Dato che il suo amico non può più muoversi, Dog si vede costretto ad abbandonarlo sulla spiaggia tornando alla sua vita in solitaria.
Tornato in città, Dog cerca di colmare il vuoto emotivo lasciato dal suo amico stringendo amicizie fugaci, senza mai legarsi troppo. Nel frattempo Robot attende i soccorsi, trovando conforto nei ricordi felici dei momenti trascorsi in compagnia di Dog. È così che i due amici si aggrappano, ognuno in maniera diversa, alla speranza di riunirsi un giorno.
Con Ivan Labanda Albert Trifol Segarra Rafa Calvo José García Tos José Luis Mediavilla
Produzione: Spagna , 2023 , 101min.
Lo spagnolo Pablo Berger, già autore dell'audace Blancanieves, si cimenta nella trasposizione animata della graphic novel omonima di Sara Varon, dando vita a un film interessante, del tutto peculiare rispetto al panorama del cinema di animazione internazionale.
Il mio amico robot infatti non cerca la perfezione verista del digitale né si accosta all'animazione contemporanea. Quella di Berger è un'operazione dichiaratamente vintage e nostalgica, tanto nel tratto adottato - semplice, colorato, privo di ombreggiature e tridimensionalità, dalle parti di Tintin - che nei contenuti, calati nell'epoca aurea della Grande Mela di inizio anni Ottanta, al termine della creatività inesauribile dei '70 e appena prima del reaganismo.
Nello sguardo che Berger pone sul mondo e sui suoi "simili" - altri animali bipedi ma umanizzati in ogni aspetto, alla maniera di quanto avviene in Bojack Horseman - non c'è traccia dell'ottimismo del Candido di Voltaire. Questa "umanità" è prigioniera dei consueti vizi di avidità e menefreghismo, proprio come quella che conosciamo al di fuori dell'allegoria. Nonostante ciò, Dog cerca e spera in un domani migliore e la coppia che forma con Robot, una bromance tenera e platonica, sembra estrarre il lato migliore di New York, un immenso potenziale sociale e creativo nascosto sotto la coltre di stress e arrivismo. Non è un caso che la colonna sonora del sodalizio dei due sia un brano nostalgico come "September" di Earth, Wind & Fire, ricordo di una stagione memorabile e invito alla sua rievocazione attraverso il ballo e il movimento del corpo.
Nella sua seconda metà Il mio amico robot rivela così la sua natura più autentica, quella di un film sull'elaborazione di una separazione più che sull'amicizia, sul rimpianto più che sulle opportunità. Il distacco forzato tra Dog e Robot eleva il livello della sceneggiatura, restituendo lo smarrimento di due singolarità, convinte di aver trovato l'anima gemella e poi improvvisamente costrette a perderla e a rispettare le imperscrutabili leggi del destino, arbitro beffardo e inflessibile, ma mai reversibile.