
Il matrimonio di Rosa
Un film di Icíar Bollaín
Il matrimonio di Rosa, film diretto da Icíar Bollaín, è ambientato a Valencia nel 2019 e racconta la storia di una donna di nome Rosa (Candela Peña) che, giunta a suoi 45 anni, capisce che non hai mai vissuto la sua vita a pieno, perché ha anteposto alle sue esigenze sempre quelle altrui. Un'esistenza condotta al servizio degli altri, come se oltre al lavoro di costumista per il cinema, avesse anche un secondo impiego, quello di prendersi cura della sua famiglia disfunzionale. Rosa si deve occupare di: suo fratello maggior Armando (Sergi López), prossimo al divorzio e con due figli che non lo calcolano; sua sorella Violeta (Nathalie Poza), che teme di perdere il lavoro; sua figlia Lidia (Paula Usero), che vive in Inghilterra con il marito sempre assente in casa; suo padre Antonio (Ramón Barea), vedovo che non hai mai superato la morte della moglie e vorrebbe andare a vivere con Rosa; Rafa (Xavo Giménez), il suo fidanzato, che, troppo preso dal suo lavoro, non le rivolge alcuna attenzione né l'ascolta.
Stanca di occuparsi di tutte queste persone, che non la ricambiano con lo stesso impegno, Rosa annuncia alla sua famiglia il suo imminente matrimonio. La domanda che si pongono tutti è "con chi si sposerà?", ma la donna sembra tenere segreta l'identità del suo futuro coniuge. La curiosità, però, spinge parenti e non a indagare e una volta venuta a galla la verità, tutti capiranno che Rosa sta imparando finalmente a mettere al centro della sua vita prima se stessa.
Con Candela Peña Sergi López Nathalie Poza Ramón Barea Paula Usero
Produzione: Spagna , 2020 , 97min.
Iciar Bollain ci offre un ulteriore sguardo sulle donne che ha la profondità della leggerezza.
Perché sarebbe stato più semplice proporre la tragicità quotidiana di una vita costantemente spesa a servizio degli altri che neanche più si accorgono di quanto stanno ricevendo ritenendolo ormai, se non 'dovuto', comunque normale. La sceneggiatura invece assume le connotazioni di una commedia in cui non manca l'acidità. Perché, a partire dall'incubo con cui inizia il film, ci ritroviamo dalla parte della protagonista in cui molti (e soprattutto molte) avranno modo di riconoscersi. Ma l'incubo si trasforma in breve in una narrazione che, grazie alle caratterizzazioni, dei fratelli e del padre di Rosa, ci ricorda come avesse ragione Oscar Wilde quando affermava: "Non fare agli altri quello che vorresti facessero a te. Potrebbero non avere i tuoi stessi gusti".
Perché dal momento in cui Rosa ha deciso che stare meglio con se stessa è l'unica opzione possibile per poi vivere gli altri (ivi compreso un parafidanzato) non come un peso ma come un'occasione di condivisione, gli 'altri' si mettono in moto per esserle di aiuto. Esattamente con le modalità che a lei non piacciono o di cui non ha bisogno.
Grazie ad attori che sanno come gestire i propri ruoli il film ruota intorno al baricentro della necessità di acquisire la consapevolezza della propria condizione esistenziale senza finzioni e senza scappatoie pericolose (la sorella beve per superare le frustrazioni e il fratello invece mangia). Solo così, amando se stessi con la giusta misura, si potrà poi amare il prossimo.



