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Fremont

Un film di Babak Jalali

Fremont, film diretto da Babak Jalali, è ambientato in una cittadina della Bay Area californiana, Fremont, nota come Little Kabul per la presenza sul suo territorio di una delle maggiori enclave di afghani negli Stati Uniti. Qui vivono diversi immigrati in cerca di un senso di appartenenza, la stessa cosa che cerca Donya (Anaita Wali Zada): comunità, connessione e amore.
La donna è una rifugiata che conduce una vita vuota e solitaria, vive negli Stati Uniti da circa otto mesi. Dopo aver lavorato come traduttrice per l'esercito degli USA in Afghanistan, ha trovato impiego in una fabbrica di biscotti della fortuna, che alterna alle sessioni di terapia col dottor Anthony (Gregg Turkington). Donya è tormentata dall'insonnia, non riesce a trovare una soluzione che la faccia dormire e il suo terapista non vuole darle sonniferi senza prima aver fatto con lei un certo numero di sedute.
La ragazza sogna l'amore, ma allo stesso tempo è perseguitata dal ricordo di coloro che ha lasciato a Kabul, tanto da sentirsi nel torto nel desiderare un partner che le doni la felicità, dato che nella sua patria molte persone stanno soffrendo. Spinta dal suo vicino Salim (Siddique Ahmed) e da Aziz (Fazil Seddiqui), proprietario del ristorante mediorientale locale, Donya scrive il suo numero in uno dei biglietti della fortuna che confeziona a lavoro. Inaspettatamente riceve un messaggio da qualcuno che chiede di incontrarla...

Con Anaita Wali Zada Gregg Turkington Jeremy Allen White Hilda Schmelling Siddique Ahmed Fazil Seddiqui

Produzione: USA , 2023 , 91min.

"Fremont", Trailer Ufficiale con Jeremy Allen White | Wanted Cinema

Piccolo film esistenzialista dalle venature surreali, la quarta regia di Babak Jalali indaga il senso di stasi e lenisce le angosce dell'esperienza umana.

Lo fa attraverso la storia di Donya, che nel vissuto autentico dell'attrice principale Anaita Wali Zada (anche lei ha dovuto lasciare il paese e il lavoro in TV nel 2021) mette in risalto il tema dell'Afghanistan, delle difficoltà dell'immigrazione, e dell'ingiusto destino di tante figure che hanno pagato a caro prezzo la loro collaborazione con le forze americane nel corso degli anni.

Tutto ciò rimane però sullo sfondo, perché Fremont non è un dramma che prende di petto il reale, e alle amarezze della vita e della Storia preferisce alludere soltanto. Sta al volto della protagonista tenerle vive per lo spettatore mentre cerca di negoziare i termini di una nuova esistenza in un'America curiosa e un po' bizzarra.

Un mondo dal ritmo lento e molto malinconico, con le persone che sembrano isole. La collettività la si vede quando gli individui vengono raggiunti dal filo rosso rappresentato dai messaggi nei biscotti, unico modo di trascendere la prossimità immediata; anche Donya per esasperazione ci proverà, nascondendo un appello speciale tra le tante massime filosofiche - non troppo propizie né troppo nefaste, non troppo originali né troppo ovvie - che si trova a inventare.