Empire of Light
Un film di Sam Mendes
Empire of Light, film diretto da Sam Mendes, è una storia d'amore ambientata nell'Inghilterra degli anni Ottanta e che ruota attorno a un vecchio e meraviglioso cinema, sito sulla costa meridionale inglese. Racconta la storia di due persone: la prima è Hilary (Olivia Colman), una donna che gestisce il cinema, che vive da sola e deve fare i conti con la sua salute mentale e la depressione. Il secondo è Stephen (Michael Ward), un nuovo e giovane dipendente, che sogna di fuggire da questa cittadina provinciale in cui deve affrontare avversità quotidiane. Hilary cerca di combattere i suoi disturbi con il litio prescritto dal suo medico e intrattenendo una relazione con il suo capo sposato, Donald (Colin Firth). Stephen, invece, si ritrova a essere vittima di pregiudizi da parte dei suoi concittadini a causa del colore della sua pelle.
Sin da subito l'attrazione tra i due è molto forte e in breve tempo Hilary e Stephen trovano un senso di appartenenza attraverso la loro dolce e improbabile relazione, sperimentando il potere curativo della musica, del cinema e della comunità.
Nel cast del film troviamo Toby Jones nel ruolo del proiezionista Norman.
Con Olivia Colman Micheal Ward (II) Tanya Moodie Hannah Onslow Crystal Clarke
Produzione: Gran Bretagna , 2022 , 119min.
Con Empire of Light, Sam Mendes sente soprattutto il bisogno di tornare alla sua 'infanzia', in un gesto retrospettivo condiviso recentemente, dettaglio affatto trascurabile, con altri autori della sua generazione: Quentin Tarantino (C'era una volta a... Hollywood), Paul Thomas Anderson (Licorice Pizza), James Gray (Armageddon Time).
Dopo 1917 Mendes ritorna agli anni della sua formazione ma Empire of Light non è strettamente autobiografico, si ispira piuttosto alla musica, ai film e al clima politico che hanno influenzato la sua adolescenza, il cinema soprattutto. Mendes non celebra per forza quello 'maiuscolo' ma quei film popolari che danno forma ai nostri ricordi e sono indelebilmente associati ai passaggi della nostra vita.
Come James Gray ma a un'altra latitudine, Mendes rivisita la disillusione degli anni Ottanta attraverso la relazione sentimentale tra una donna bianca e un ragazzo nero. Entrambi realizzano una sintesi emotiva di un momento storico decisivo: il passaggio agli anni Ottanta, che porterà al potere Ronald Reagan e Margaret Thatcher, spazzando via le speranze e le utopie dei decenni precedenti. Se in Armageddon Time il legame tra due compagni di classe, di nuovo uno bianco e l'altro nero, guadagna tutto nel lungo periodo, in Empire of Light l'amicizia tra Hilary e Stephen è schematica e ridotta alle sue premesse. Il personaggio di Michael Ward è più simbolico che approfondito e il trattamento del tema razziale sbilanciato sull'artificio drammatico (la sequenza che coinvolge una gang violenta e razzista).
Ma Mendes sa bene come rendere sensibile l'invisibile: il confronto carico di tensione tra Stephen e un cliente odioso basta da solo a rappresentare la violenza della disuguaglianza. L'ambizione dell'autore inglese è di guardare negli occhi i tradimenti silenziosi di un Paese che non ha voluto ascoltare e saputo guardare, l'Empire proietta Nessuno ci può fermare diretto da Sidney Poitier, un messaggio di diversità in un clima brutale e razzista. Ma le forze sociali che in America lavorano per rimettere ognuno al proprio posto, il protagonista afroamericano scompare dal quadro per vivere come un'ombra nelle regioni della cattiva coscienza bianca, in UK mettono a tacere la sensazione di ingiustizia scrivendo favole puramente liberali dove anche i marginali possono trovare il loro centro.