Eileen
Un film di William Oldroyd
Eileen, film diretto da William Oldroyd, è ambientato nella Boston degli anni '60 e racconta la storia di Eileen (Thomasin McKenzie), una donna timida e quasi invisibile agli occhi altrui, che vive in una squallida casa e lavora in una struttura carceraria. Condivide la casa con il padre violento e alcolista, mentre sul posto di lavoro la donna è stata emarginata dai suoi colleghi. Le cose cambiano con l'arrivo di Rebecca (Anne Hathaway), la nuova psicologa del carcere che si unisce al personale della prigione. Elegante e disinvolta, ma dipendente dall'alcol, Rebecca affascina con la sua personalità sin da subito Eileen. Grazie alla nuova arrivata, Eileen sembra vedere una luce nell'oscurità della sua vita, ma l'amica la trascinerà in qualcosa di davvero pericoloso, che potrebbe distruggere completamente la sua vita...
Con Thomasin McKenzie Anne Hathaway Shea Whigham Owen Teague Marin Ireland Jefferson White
Produzione: USA , 2023 , 97min.
Tratto dall'omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh (Mondadori), Eileen esplora le prigioni esistenziali in cui vive la protagonista, interpretata da una sempre più sorprendente Thomasin McKenzie, prima di un'emancipazione radicale e definitiva. Per il suo secondo film, il regista William Oldroyd decide ancora una volta di affidarsi a un romanzo d'epoca, "Eileen" della statunitense Ottessa Moshfegh ambientato negli anni '60 mentre nel 2016, per Lady Macbeth, aveva messo in scena "Lady Macbeth del Distretto di Mcensk" dello scrittore russo Nikolaj Leskov ambientato a fine '800. Per Eileen, complice la direttrice della fotografia Ari Wegner, il regista britannico fa qualcosa di più, scegliendo la palette dei colori sbiaditi, la pasta che richiama quella della pellicola, il font dei titoli di testa e di coda e il logo d'epoca di Universal, come se fosse un 'vero' film degli anni '60.
Un po' come è stato capace di fare, ispirandosi alla decade precedente, Todd Haynes con Lontano dal paradiso e, soprattutto, con Carol che, come Eileen, ruota tutto intorno alla complicità d'una coppia di donne. Ma il film di William Oldroyd, con la neozelandese Thomasin McKenzie, l'interprete di Jojo Rabbit e di Ultima notte a Soho (anche qui una fascinazione tutta femminile), sempre più sorprendente nella sua recitazione 'naturale' e 'asciugata' da qualsiasi gigionismo, e Anne Hathaway capace di riempire lo schermo con un immaginario attoriale da femme fatale (il suo nome, Rebecca, è già tutto un programma), è molto più interessato a esplorare i lati oscuri della mente di Eileen, a prescindere dalle connotazioni sessuali soltanto evocate.
Le due prigioni esistenziali in cui è rinchiusa la protagonista, quella lavorativa come segretaria in un penitenziario minorile, mera estensione di quella casalinga con il padre ex poliziotto alcolizzato con la pistola come feticcio esistenziale (il grande caratterista Shea Whigham), richiamano alla lontana il genere carcerario che, d'un tratto e in modo spiazzante, si trasforma in un noir dai contorni malati, quasi pulp, come nel sottoscala di Pulp Fiction di Tarantino.