Divano di Famiglia
Un film di Niclas Larsson
Divano di Famiglia, il film diretto da Niclas Larsson, si svolge in un negozio di mobili. David (Ewan McGregor), Gruffudd (Rhys Ifans) e Linda (Lara Flynn Boyle) sono tre fratelli e si trovano riuniti lì dalla madre (Ellen Burstyn) per scegliere un divano. Il più nervoso di tutti è David, che conosce il proprietario del negozio (F. Murray Abraham) e sua figlia (Taylor Russell), e deve stare dietro all’indecisione della madre che ritarda i suoi mille impegni. Linda e Gruffudd sembrano invece presi da tutt’altro, o quanto meno da questioni irrilevanti. Mentre la tensione sale e David sente di perdere il controllo della situazione, sua madre si siede di getto su un divano verde. Da quel momento il suo comportamento diventa indecifrabile e si rifiuta di alzarsi da quel divano.
Sta impazzendo o dietro al suo comportamento c’è dell’altro?
Con Taylor Russell Ewan McGregor Lake Bell Lara Flynn Boyle Ellen Burstyn
Produzione: USA , 2023 , 96min.
Partendo da uno spunto da commedia dell'assurdo, l'esordio (americano) del regista svedese Niclas Larsson entra progressivamente nei territori più rischiosi del thriller psicologico e infine del dramma famigliare. È in fondo la struttura stessa di Divano di famiglia a chiamare in causa modelli stilistici e precisi riferimenti cinematografici. La scelta dell'unità di spazio (il negozio di mobili dove si svolge quasi per intero), tempo (un giorno, una notte, il mattino successivo, e poi un epilogo) e azione (l'intero racconto ruota attorno al personaggio della madre, ma rimanda in realtà alla condizione interiore del figlio David) richiama prima di tutto un'origine teatrale: quello di Larsson è un cinema di parola, di scene e atti scanditi, di personaggi che entrano ed escono, ciascuno con un proprio ruolo preciso. David è l'anima tormentata, la madre il totem da abbattere e idolatrare, Gruffud e Linda i fratelli così lontani e così vicini (tanto David è posato e premuroso, tanto loro sono scapestrati e anarchici), mentre Bella e Marcus agiscono come traghettatori...
Dai ruoli si capisce facilmente come, dopo l'iniziale immersione in un universo da commedia acida memore di modelli anni '90 come Piccoli omicidi tra amici e soprattutto di Ubriaco d'amore di PT Anderson (stessa atmosfera in un non-luogo industriale, stesso accompagnamento sonoro ossessivo, stessa alterazione psicologica del protagonista...), Divano di famiglia entri progressivamente in una dimensione sempre più incerta: prima misteriosa, poi trascendentale.