
Teatro del Bolshoi
Romeo & Giulietta
Autore:
Sergueï Prokofiev
Coreografia:
Alexei Ratmansky
Libretto:
Sergueï Radlov
Direttore d'orchestra:
Andrei Anikhanov
Scenografia:
Simon Virsaladze
Costumi:
Simon Virsaladze
Solisti: Ekaterina Krysanova Vladislav Lantratov Igor Tsvirko Dmitry Dorokhov Vitaly Biktimirov
Una storia d’amore senza fine, un classico della coreografia sulle immortali note di Prokof’ev, musica straordinaria, ricchissima di emozioni e di dettagli descrittivi, profondamente teatrale e coinvolgente.
Il coreografo ed ex direttore artistico del Bolshoi Ballet rilegge il dramma shakespeariano portando in scena una narrazione contemporanea che celebra il tragico e infelice amore dei due giovani di Verona.
Grazie al brillante adattamento delle musiche romantiche e trascinanti di Prokofiev, Ratmansky infonde nuova linfa alla storia degli amanti più famosi della letteratura come nessun altro coreografo ha saputo fare.
Durata: 185min.
Teatro e azione drammatica, dunque, rappresentano compiutamente il mondo fantastico di Prokof'ev. E anche se per volontà del compositore la musica di “Romeo e Giulietta” non è semplicemente cucita su misura per la scena, né condizionata dai suoi spazi o dalle tecniche coreografiche, ma vive di luce propria e può essere interpretata in concerto, è altrettanto vero che sul palcoscenico, “rivestita” di luci e costumi, ne esce arricchita. Tanto che lo stesso compositore russo, mai troppo entusiasta del balletto come linguaggio primario (perché preoccupato di difendere l’autonomia della musica “pura”), modificò nel tempo la prima impressione e si convinse che la danza poteva esprimere i sentimenti estremi della morte e della vita, dell’angoscia e dell’emancipazione dal dolore.
Balletto o suite orchestrale che sia, tuttavia, la musica di “Romeo e Giulietta” contiene gli stili tipici di Prokof’ev: asprezza ritmica, originalità armonica, fantasia timbrica, effusione lirica. E ciò per cui il compositore russo è così vicino a questa rubrica che si chiama “Strategie per stare meglio”, è che la tavolozza di cui disponeva era incredibilmente ampia, sapeva dar voce alle sfumature dell’esistenza: c’è la pena del mal di vivere sulle note gravi del fagotto; ma uno scatto orchestrale, all’improvviso, regala forza e speranza grazie alla luminosità dell’oboe. La sua è una musica “orizzontale”, immanente, che non ha la trascendenza di quella bachiana, ma che tuttavia sa sintonizzarsi su umori, amori e stati d'animo, colorando di suoni la nostra vita.
«Ideatore scaltro d’impennate timbriche e di armonie roventi», secondo la definizione del compositore e critico Guido Pannain, Prokof'ev faceva del virtuosismo e dell’abbondanza di materiali la sua forza. La qualità più evidente, anche al semplice ascoltatore, è la straordinaria sensibilità per la scrittura orchestrale, per la strumentazione capace di evocare effetti fantastici. Anche “Romeo e Giulietta” è un’opera ricca di queste sfumature, così sintetizzate dal regista sovietico Sergej Ėjzenštejn, autore della celebre “Corazzata Potëmkin” e quindi intellettuale abituato a ragionare in termini di immagini: «Prokof'ev scrive una musica plastica che non si accontenta d’essere illustrazione, ma rivela il movimento interno dei fatti e la struttura dinamica, cioè l’essenza e il significato di ogni evento».



