
The Apprentice: Alle origini di Trump
Un film di Ali Abbasi
The Apprentice: Alle origini di Trump, il film diretto da Ali Abbasi, segue l'ascesa del giovane Donald Trump (Sebastian Stan).
Siamo a New York tra gli anni Settanta e Ottanta e Trump è un ambizioso imprenditore. Inizia in quegli anni la costruzione del suo impero immobiliare e ad aiutarlo c'è la figura centrale di Roy Cohn (Jeremy Strong), un avvocato newyorkese noto per aver lavorato con Joseph McCarthy durante la seconda "Paura Rossa", periodo dell'anticomunismo negli Stati Uniti a cavallo degli anni Cinquanta. Cohn diventa il suo mentore e grazie a lui vengono poste le fondamenta per la nascita di una dinastia americana fatta di potere, corruzione e inganno.
Il film è centrato sul rapporto tra Cohn e Trump, all'epoca in cui il suo ingresso alla Casa Bianca è ancora molto lontano.
Con Sebastian Stan Jeremy Strong Maria Bakalova Martin Donovan Patch Darragh Stuart Hughes
Produzione: USA , 2024 , 120min.
The Apprentice prende il nome dal titolo del reality show che vedeva Trump (e in Italia Flavio Briatore) selezionare i futuri top manager.
Nel film dell'iraniano-danese Ali Abbasi, scritto dal giornalista Gabriel Sherman, è però il giovane Donald nella posizione di essere promosso o bocciato, e per la prima parte della storia viene ritratto in modo favorevole, come un giovane ambizioso in una città fortemente competitiva animato dal desiderio di rivalsa verso quel padre che ha cresciuto lui e il fratello maggiore in modo autoritario e delegittimante.
La scelta di Abbasi, da osservatore non americano, è quella di avvicinarci al suo soggetto con gentilezza e solo più avanti affondare il coltello per rivelarcene la natura sempre più crudele. La spietatezza del futuro presidente degli Stati Uniti viene mostrata non tanto nei confronti della società americana (a cominciare da quegli afroamericani cui lui e il padre impedivano di affittare i loro casermoni popolari) quanto verso le persone a lui più vicine: il fratello maggiore Freddy, la moglie Ivana, e appunto Roy Cohn, verso cui Donald Trump ha mostrato una gretta ingratitudine, forse i un tentativo di cautelare l'attuale elettorato americano, dicendo loro: come potete rieleggere, e in generale fidarvi di un uomo che tradisce persino le persone a lui più care, gettandole via nell'istante in cui non gli sono più utili?



