36-Quai des orvefres
Un film di Olivier Marchal
36-Quai des orvefres, presenta assieme per la prima volta, tre nomi notissimi del cinema d'oltralpe: Depardieù, Auteil e Dussolier, invischiati in una sordida storia di tradimenti e vendette all'ombra della centrale di polizia con sede nella via da cui il film prende il suo titolo.
I primi trenta minuti del film presentano le migliori sequenze "poliziottesche" degli ultimi vent'anni : dure, violente, ricche di suspance, pathos, originali nella forma e perfette nella realizzazione pratica ed interpretate alla grande non solo dai due giganti Auteil e Depardieu, che peraltro possono dare libero sfogo alla loro bravura durante il resto della pellicola, ma anche e sopratutto da un cast di seconde linee, assolutamente strepitoso. Una volta esauritasi la forza dirompente dell'incipit, 36 cambia lentamente ed inesorabilmente faccia, diventando qualcosa di simile ad una tragedia shakespeariana, con la lotta a distanza tra i due protagonisti che si fronteggiano e lottano a forza di colpi bassi entrando in una spirale di violenza e morte che lascerà ben pochi personaggi vivi sul campo di battaglia. Diretto alla grande e sceneggiato alla stra-grande, 36 colpisce lo spettatore grazie alla freschezza e realismo della messa in scena, alla bravura degli interpreti, alla eccezionale colonna sonora, evocativa ma mai ridondante, ad una serie di dialoghi che, se fossero inseriti in un film americano, probabilmente, sarebbero oggi già sulla bocca di tutti. Insomma, in una parola, imperdibile.
Con Daniel Auteuil Gérard Depardieu André Dussollier Roschdy Zem Valeria Golino
Produzione: Francia , 2004 , 110min.
Simile a quello originale di un ottimo film ( Legittima difesa , 1947) di Clouzot, il titolo si riferisce alla via che ospita la sede storica della polizia giudiziaria parigina. In città imperversa una banda di efferata violenza che ha già svuotato sette furgoni portavalori. Il direttore generale (Dussollier) fa capire a Vrinks (Auteuil), capo della BRI (Brigade de Recherche et d'Intervention), e a Klein (Depardieu), capo della BRP (Brigade de Répression du Banditisme), che chi riuscirà a sgominarla prenderà il suo posto. La rivalità tra i due ex amici diventa guerra aperta. Dopo un avvio in flashforward di rara potenza, la 1ª parte del 3° film di Marchal è degna dei migliori polar francesi per il disegno dei personaggi, ma anche, per il ritmo dell'azione, dei recenti polizieschi di M. Mann. Ispirato a fatti veri degli anni '80 e al vissuto di Marchal (12 anni nei ranghi della polizia) che l'ha scritto con Julien Rappenau, Frank Mancuso e Dominique Loiseau (anch'egli ex poliziotto), è anzitutto un realistico, complesso e non manicheo resoconto del microcosmo poliziesco con le sue luci e le sue ombre. È un film d'attori, e non soltanto per il trio principale (tra le figure minori c'è anche il regista che fa Christo). È un film di donne forti, quasi sempre migliori degli uomini con cui vivono o lavorano. È un film di luoghi, come il titolo suggerisce e le sequenze collettive mostrano, e di spazi come quelli di una Parigi semideserta. È, dunque, un film di regia che invoglia a recuperare Un Bon flic (1999) e Gangsters (2002), i 2 film precedenti di Marchal, inediti in Italia.